Il blog della Libertà,dei giovani non comunisti,dei giovani federalisti e cattolici per il partito unitario del centrodestra

giovedì 18 ottobre 2007

LA OLD CON STORACE

COMUNICATO STAMPA GRUPPO OLD

Il gruppo OLD in riunione oggi ha deciso di far avere la propria solidarietà al sen.Storace leader del movimento La Destra.
Il senatore nella libera attività politica tramite un atto goliardico aveva espresso una verità che i senatori a vita sono la stampella del governo inviando due stampelle alla montalcini.Il presidente Napoletano aveva messo la casacca mai tolta da comunista riprendendo storace il quale ha giustamente risposto a napoletano.
La procura di roma per amore di casta indaga il senatore.Noi oltre esprime la nostra solidarietà al senatore diciamo che siamo con lui e sopratutto questa censura illiberale non è degna di un paese libero.Ancora più vergognoso è mastella che sposta i magistrati che indagano su Prodi e fa partire un processo per un parlamentare d'opposizione..Vergogna,dopo speciale che indagava sui rossi vogliono mettere i bastoni fra le ruote anche a chi indaga Prodi e mastella.Vergogna e forza storace...

GRUPPO OLD

18 commenti:

Anonimo ha detto...

VERGOGNA PER LA VOSTRA MANCANZA DI RISPETTO DELLE ISTITUZIONE!
VERGOGNA
VERGOGNA
VERGOGNA
FATE COME GLI STRUZZI
TESTA SOTTO LA SABBIA

Anonimo ha detto...

PINNATO QUESTO DA TE NON ME LO ASPETTAVO
PENSAVO FOSSI DI ALTRO SPESSORE
VERGOGNATI

Anonimo ha detto...

DISGUSTOSO
QUESTA PRESA DI POSIZIONE POTEVATE PROPRIO EVITARLA
CHI NON RISPETTA LE ISTITUZIONI NON E' DEGNO DI VIVERE IN UNA DEMOCRAZIA

Anonimo ha detto...

« Spesso abbiamo stampato la parola Democrazia. Eppure non mi stancherò di ripetere che è una parola il cui senso reale è ancora dormiente, non è ancora stato risvegliato, nonostante la risonanza delle molte furiose tempeste da cui sono provenute le sue sillabe, da penne o lingue. È una grande parola, la cui storia, suppongo, non è ancora stata scritta, perché quella storia deve ancora essere messa in atto. »

(Walt Whitman, Prospettive democratiche)

Il termine democrazia deriva dal greco demos: popolo e cratos: potere, ed etimologicamente significa governo del popolo.

La democrazia non è un concetto cristallizzato, ma può trovare una sua espressione storica nella ricerca continuata per dare al popolo la capacità di governare effettivamente.
Indice
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* 1 Democrazia diretta e democrazia rappresentativa
* 2 Evoluzione storica del concetto di Democrazia
o 2.1 Differenza tra la democrazia degli antichi e democrazia liberale
o 2.2 L'affermazione delle democrazie europee moderne
* 3 I diritti di cittadinanza
* 4 La cultura democratica
* 5 Le contraddizioni della democrazia
o 5.1 Libertà d'opinione e diritti
o 5.2 Voto
o 5.3 Rappresentanza
* 6 Voci correlate
* 7 Bibliografia
* 8 Note
* 9 Altri progetti
* 10 Letture consigliate

Democrazia diretta e democrazia rappresentativa [modifica]

Una prima classificazione della democrazia può essere tra democrazia diretta e democrazia indiretta.

* Nella democrazia diretta il potere è amministrato direttamente dal popolo, come avveniva nell'antica Grecia, dove i cittadini si riunivano nell'agorà (piazza).
* Nella democrazia indiretta il potere è amministrato da rappresentanti del popolo (il parlamento). L'Italia è una repubblica parlamentare (quindi a democrazia indiretta) che usa come unici strumenti di democrazia diretta il referendum e l'iniziativa popolare.


Evoluzione storica del concetto di Democrazia [modifica]

La democrazia è una forma di governo che si è diffusa nella storia moderna. Nella millenaria evoluzione del concetto di democrazia ci sono stati notevoli affinamenti dell'idea.

Le prime definizioni di democrazia risalgono all'antica Grecia e sono alquanto diverse da quelle usuali oggi.

Un esempio è il principio aristotelico che distingue fra tre forme pure e tre forme corrotte di governo: monarchia (governo del singolo), aristocrazia (governo dei migliori) e politía (governo di molti), esse secondo il filosofo rischiavano di degenerare rispettivamente in dispotismo, oligarchia (governo di un'élite), e democrazia (potere gestito dalla massa e succube della demagogia).

Sul moderno concetto di democrazia hanno avuto grossa influenza le idee illuministe, le rivoluzioni del XIX secolo, in particolare la Rivoluzione francese con il suo motto di libertà, uguaglianza e fraternità. Sia la carta costituzionale americana del 1787 che quella francese del 1791 vertevano sul principio della separazione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario). Il suffragio universale, il primato della costituzione e la separazione dei poteri sono le basi della democrazia rappresentativa.

Un'altra importante caratteristica delle democrazie moderne è la separazione tra Stato e Chiesa, cioè l'indipendenza da tutte le religioni. Questo principio è strettamente connesso con quello della laicità dello stato.

In seguito si è diffuso il concetto che una democrazia moderna debba avere anche una stampa libera, evidenziando così un quarto potere.

Per molti oggi ai poteri esistenti bisogna aggiungere delle authority, come quella che garantisce la concorrenza e quella che si occupa della privacy (riservatezza) dei cittadini e dei loro dati personali.

Ma non bisogna dimenticare Sen, indiano il quale chiarisce che la democrazia non è un'invenzione dell'Occidente: "Quella che va corretta è la tesi, frutto solo d'ignoranza, dell'eccezionalismo occidentale in materia di tolleranza". A questo proposito Sen cita l'editto di Erragudi, emanato nel III secolo AC in India, un manifesto alla tolleranza.

In definitiva oggi il concetto di democrazia è visto in modo dinamico, come una necessità per la forma di governo di adattarsi agli sviluppi economici e sociali in modo da garantire al popolo i diritti fondamentali.

Differenza tra la democrazia degli antichi e democrazia liberale [modifica]

Già Benjamin Constant nel Settecento aveva mostrato le differenze tra la concezione della democrazia degli antichi e quella dei moderni. Il teorico della liberaldemocrazia Robert Alan Dahl parla di tre percorsi storici:

1. democrazia delle città-stato;
2. democrazia degli Stati-nazione;
3. democrazia cosmopolita.

In tale approccio la differenza tra la democrazia antica e moderna sta nel fatto che nella prima prevale il concetto di eguaglianza, nella seconda prevale l'idea di libertà. Per tale motivo, mentre la democrazia antica funzionava col sistema della partecipazione dei cittadini (esclusi gli schiavi, gli stranieri e le donne) tramite i meccanismi del sorteggio e della rotazione, le democrazie liberali si fondano sulla competizione tra candidati e sul meccanismo della delega tramite elezioni.

La democrazia partecipativa classica era possibile in epoca antica grazie a determinate condizioni: la sovranità limitata ad una sola città, la cui popolazione raramente superava i 100.000 abitanti; i diritti politici riconosciuti a una ristretta fetta di popolazione, poiché erano esclusi quasi i tre quarti degli abitanti (donne e schiavi). La Grecia delle poleis, la Roma repubblicana e in parte i Comuni italiani tra XII e XIV secolo sono i luoghi e i periodi storici in cui questo tipo di democrazia poté realizzarsi. Alcuni pensano che le moderne tecnologie elettroniche e di telecomunicazioni potrebbero oggi consentire forme di democrazia diretta in qualche modo analoghe.

In età moderna Rousseau tentò di far rifiorire il concetto di democrazia degli antichi. I giacobini e poi i socialisti si fecero interpreti di questa idea. Il presupposto della democrazia liberale moderna, cioè il principio della rappresentanza, fu proposto tra i primi da John Stuart Mill ed è oggi alla base dei regimi democratici.

L'affermazione delle democrazie europee moderne [modifica]

Gli studi sulla modernizzazione, in particolare quelli di Barrington Moore, si sono focalizzati sulle precondizioni che hanno consentito l'affermarsi in Europa della democrazia moderna. Secondo questi studi, fondamentale fu l'equilibrio di poteri che si creò tra la monarchia assoluta, tesa a limitare il crescente potere della nobiltà, e la nobiltà stessa che fu sempre abbastanza forte da contrastare il potere tendenzialmente assoluto della corona. Questo equilibrio facilitò l'instaurazione del parlamentarismo (in primo luogo in Inghilterra). Inoltre la borghesia urbana, col suo naturale interesse per la garanzia dei diritti civili e politici - innanzitutto la proprietà privata - e l'evoluzione mercantile dell'aristocrazia terriera, favorì la democrazia, portando ad un'alleanza tra aristocrazia possidente e borghesia, insieme ad una tenue liberazione dei contadini dai vincoli feudali. L'assenza di una coalizione aristocratico-borghese contro contadini e operai fu una precondizione necessaria, tuttavia, per evitare lo stritolamento della democratizzazione negli strati più bassi della popolazione. Infine, le rivoluzioni - inglese, americana, francese - portarono alla definitiva affermazione della democrazia, estirpando l'elite agraria, distruggendo i vincoli feudali e portando operai e contadini nei processi di governo.

I diritti di cittadinanza [modifica]

Per diritti di cittadinanza s'intende l'insieme dei diritti civili, diritti politici e diritti sociali che sono alla base della democrazia moderna. Essi giungono alla loro piena affermazione nel XX secolo. La loro estensione alle classi basse della popolazione dipende infatti dall'evoluzione del concetto di Stato a quello di nazione e da quello di sudditi a quello di cittadini.

* Diritti civili: libertà della persona, libertà di parola, pensiero e fede, diritto alla proprietà, diritto di concludere contratti, diritto alla giustizia; affermazione nel XVIII secolo.
* Diritti politici: diritto a partecipare al processo politico come membro di un corpo investito di autorità politica o come un elettore dei membri di tale corpo; affermazione nel XIX secolo.
* Diritti sociali: diritto a un minimo di benessere economico e sicurezza, diritto di vivere secondo gli standard prevalenti nella società; affermazione nel XX secolo.

La cultura democratica [modifica]

Un fattore chiave in una democrazia è la presenza, all'interno di una nazione, di una cultura democratica (una "democrazia politica" senza cultura democratica diffusa nei cittadini non sarebbe una democrazia). Fra i pensatori politici e i filosofi che hanno sollevato dibattiti su questa questione c'è John Dewey, nella sua rilettura [1] di Ralph Waldo Emerson, da lui considerato "il filosofo della democrazia", essenziale per una cultura democratica. Altri pensatori dedicatisi alla questione sono Hannah Arendt e George Kateb.

Le contraddizioni della democrazia [modifica]

Studi recenti di economisti e matematici mostrano come la democrazia non sia qualcosa di compiuto e ben definito, come si tende a credere nel senso comune. In effetti un approccio filosofico tende a considerare la democrazia un concetto intrinsecamente contestabile. [2] Di seguito alcuni risultati.

Libertà d'opinione e diritti [modifica]

Il nobel Amartya Sen ha dimostrato[3] che se valgono sia il principio di libertà di opinione che quello di unanimità allora un individuo può avere al più dei diritti. Ossia:

1. la libertà di opinione è meramente (=soltanto) fine a se stessa
2. la società può essere vincolata a tenere conto al massimo delle preferenze di un solo individuo e ad andare contro quelle degli altri.

Voto [modifica]

Kenneth Arrow ha dimostrato[4] che se valgono il principio di unanimità, di dipendenza dal voto e libertà di opinione allora esiste un dittatore. In altri termini, in una democrazia come correntemente intesa in occidente, le decisioni sociali riflettono sempre le preferenze di un solo individuo (e per estensione di una sola classe sociale: quella dominante).

Rappresentanza [modifica]

Michel Balinsky e Peyton Young hanno dimostrato[5] che non esiste alcun sistema di distribuzione dei seggi in grado di soddisfare i principi di proporzionalità e monotonicità. In altre parole è possibile che un partito, pur aumentando i consensi rispetto ad un altro, perda dei seggi.

Voci correlate [modifica]

* Forma di governo
* Democrazia ateniese

Bibliografia [modifica]

* Luciano Canfora, "La democrazia. Storia di un'ideologia", Roma - Bari, Laterza, 2004, pp. 432 ISBN 88-420-7298-2
* Norberto Bobbio, "Il futuro della democrazia", Torino, Einaudi, 1995, pp. 220, ISBN 88-06-13839-1
* Amartya Sen, "La democrazia degli altri" - perché la libertà non è un'invenzione dell'occidente, Milano, Mondadori, 2004
* Paul Ginsborg, "La democrazia che non c'è" - Torino, G.Einaudi editore, 2006, pp. 152 ISBN 978-88-06-18540-4
* Takis Fotopoulos "Per una Democrazia Globale", Milano 1999.[1]
* Alexis de Tocqueville, La democrazia in America
* Jean-Jacques Rousseau, Il contratto sociale

Hans Kelsen, La democrazia, Bologna, Il Mulino, 1955 (1966)


Sui legami tra privacy e democrazia nella società contemporanea:

* Stefano Rodotà, "Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione", Roma - Bari, Laterza, 2004, pp. 252 ISBN 88-420-7271-0

Sulle contraddizioni intrinseche della democrazia

* Amartya Sen, Collective choice and social welfare, Holden-Day, 1970.
* Kenneth Arrow, Social choice and individual values, Yale University Press, 1951
* Michel Balinsky e Peyton Young, Fair representation, Yale University Press, 1982.
* Piergiorgio Odifreddi, Tre chiodi per una croce, Settembre 2005.

Sauro Mattarelli (cura), Il senso della repubblica. Frontiere del repubblicanesimo, FrancoAngeli, Milano 2006. Yves Mény - Yves Surel, Populismo e democrazia, Bolonga, IL Mulino, 2000.

Note [modifica]

1. ^ J. Dewey, Emerson - The Philosopher of Democracy, in "International Journal of Ethics", 13, 405-13, July 1903.
2. ^ Gallie W.B. 1956, Essentially contested concepts, in Proceedings of the Aristotelian Society
3. ^ Amartya Sen, Collective choice and social welfare, Holden-Day, 1970.
4. ^ Kenneth Arrow, Social choice and individual values, Yale University Press, 1951
5. ^ Michel Balinsky e Peyton Young, Fair representation, Yale University Press, 1982.

Anonimo ha detto...

Corruzione nella Sanità
Indagato Francesco Storace
L'ex ministro: "Mai erogato quel finanziamento. Quando fu pubblicato in Gazzetta non ero più ministro"
Le Regioni escluse hanno vinto il ricorso al Tar. Il decreto è stato poi revocato dal ministro Turco



L'ex ministro della Salute Francesco Storace
ROMA - Sacrosanti i finanziamenti per la ricerca medico-scientifica. Ma quei fondi sono stati affidati in barba alle regolari procedure. E' questa l'ipotesi della procura di Roma che ha iscritto al registro degli indagati l'ex ministro della salute Francesco Storace per corruzione.

Si tratta di uno dei filoni d'indagine dell'inchiesta più vasta sulla sanità avviata mesi fa dalla procura di Bari, in cui è rimasto coinvolto anche l'ex governatore della Puglia Raffaele Fitto, e trasmessa per competenza nella capitale. Tra i centri di ricerca che avrebbero beneficiato dell'erogazione di finanziamenti c'era l'istituto di Veronesi e quello di don Verzè.

L'iscrizione nel registro degli indagati costituisce un atto dovuto ed il fascicolo è stato a sua volta inviato, sempre per competenza, dal procuratore aggiunto Maria Cordova al tribunale dei ministri.

La vicenda che riguarda Storace, attuale leader del movimento "La Destra", risale all'inizio del 2005, epoca in cui aveva la responsabilità del dicastero della Salute, e riguarda l'emissione di un decreto che prevedeva una serie di fondi per i centri di ricerca.

"Un finanziamento mai erogato" ha detto l'ex ministro. "Tra l'altro - ha aggiunto - firmai il decreto dopo aver strappato nella trattativa per la finanziaria 2006 ben 100 milioni di euro per la ricerca oncologica, con tanto di plauso. Il decreto fu pubblicato a marzo inoltrato quando non ero più ministro. Poi le Regioni ricorsero alla Corte Costituzionale per non essere state coinvolte nella vicenda e fu dato loro ragione. Il decreto fu revocato dal ministro Livia Turco".

Storace, difeso dall'avvocato Giosuè Bruno Naso, si è detto tranquillo e certo che la vicenda si risolverà nel giro di poco tempo non appena l'apposito collegio competente per i reati ministeriali avrà esaminato l'incartamento.

Anonimo ha detto...

Si apprende la frase del ministro D'Alema all'intervento,ottimo,del sen.Schifani "va la pagliaccio".Inutile dire che da un uomo con un riconosciuto alto profilo istituzionale anche se della nostra opposta parte politica non c'è lo aspettavamo.
Prima di tutto è vergogno che D'Alema si esprima così e in seconda battuta io dico che il pagliaccio è proprio lui perchè proprio D'Alema dalla Spagna disse "senza maggioranza sulla politica estera andiamo a casa",la maggioranza non c'è,però lui ancora è ministro.

Indovina dove ho preso questa frase? Pinato sei ridicolo come il tuo padrone, pronto a cambiare come un camaleonte!

Anonimo ha detto...

giusto per rinfrescare la memoria... ecco da dove lo preso.

giovedì 1 marzo 2007

VERGOGNA MINISTRO D'ALEMA

Ai posteri l'ardua sentenza sul governo,è un circo.
Si apprende la frase del ministro D'Alema all'intervento,ottimo,del sen.Schifani "va la pagliaccio".Inutile dire che da un uomo con un riconosciuto alto profilo istituzionale anche se della nostra opposta parte politica non c'è lo aspettavamo.
Prima di tutto è vergogno che D'Alema si esprima così e in seconda battuta io dico che il pagliaccio è proprio lui perchè proprio D'Alema dalla Spagna disse "senza maggioranza sulla politica estera andiamo a casa",la maggioranza non c'è,però lui ancora è ministro.Vergogna D'Alema e solidarietà a Renato Schifani.

Alessio Pinato
Presidente OLD

Anonimo ha detto...

e dove ho cambiato idea?
La mia lì era una critica politica a uno che dice"SENZA MAGGIORANZA SULLA POLKITICA ESTERA ANDIAMO A CASA" ed è ancora lì il vero camaleonte è D'ALEMA.
Su storace storace ha criticato i senatori cnhe non sono eletti dal popolo e stanno TENENDO IN PIEDI questo governo.senza di loro andrebbero a casa....Concordo in pieno con storace...

Anonimo ha detto...

mammammamamamammamamamama
mi fai paurararrarararararara

Anonimo ha detto...

La libertà indica l'essere libero la condizione di chi non è prigioniero e non ha restrizioni, non è confinato o impedito. La libertà in senso più ampio è anche la facoltà dell'uomo di agire e di pensare in piena autonomia, è la condizione di chi può agire secondo le proprie scelte, in certi casi grazie ad un potere specifico riconosciutogli dalla legge.

Si può dire che chi compie un'azione è libero, quando ha la possibilità di scelta, e l'azione stessa è: intelligente; spontanea; contingente e non lesiva degli altri. Intelligente, in quanto l'azione libera comporta la conoscenza dell'oggetto della deliberazione, senza di essa, infatti, chi delibera non potrebbe determinarsi a seguire il fine della sua azione poiché questo non è conosciuto. Spontanea, in quanto la causa dell'azione sta in chi la delibera come conseguenza della volontà e non all'esterno, poiché, se così non fosse, l'azione non sarebbe libera ma necessitata da cause esterne. Contingente, in quanto l'azione non deve essere conseguenza di una necessità assoluta.

La libertà non va confusa né con il diritto né con la licenza.

Ecco alcuni esempi. In Italia tutti hanno la libertà di studiare, ma solo i giovani meritevoli hanno diritto ad un aiuto economico. In Italia nessuno ha la libertà di esercizio della medicina, ma i medici hanno la licenza di esercizio della medicina.

La libertà del singolo discende dalla tolleranza verso un dato comportamento a prescindere delle condizioni personali.

Una libertà è anche un diritto per una persona quando tale persona può pretendere dalla collettività che siano garantite le condizioni per l'attuazione di tale comportamento. Nel caso dello studio, un giovane meritevole, non dotato di adeguate risorse economiche può pretendere una borsa di studio dallo stato. Un anziano o un giovane non meritevole, può studiare, ma non può pretendere che il suo studio sia finanziato dalla collettività.

La licenza è invece l'ammissibilità legale di compiere un dato comportamento in base a particolari condizioni personali. Per chi non avesse tali condizioni, la licenza è negata e quindi tale comportamento è illecito. Nel caso della medicina, un cittadino generico non può praticarla, ma se è dotato della laurea in medicina e chirurgia, ne ha facoltà (o autorizzazione).

La libertà e inoltre la qualità fondamentale e specifica dell'uomo, che lo costituisce come persona, e che consiste nel non essere assoggettato ad un ordine chiuso e precostituito, ma nell’avere una natura aperta, che, pur nei limiti derivanti dalla sua caratteristica di essere finito, gli consente di autoprogettarsi e ad autorealizzarsi in base alle scelte che compie; e, corrispondentemente, condizione esistenziale dell’uomo che, con un impegno morale e intellettuale, supera gli ostacoli che impediscono la messa in opera di tale sua qualità, e , al contempo, l’attua progressivamente e ne fruisce.

Anonimo ha detto...

La libertà indica l'essere libero la condizione di chi non è prigioniero e non ha restrizioni, non è confinato o impedito. La libertà in senso più ampio è anche la facoltà dell'uomo di agire e di pensare in piena autonomia, è la condizione di chi può agire secondo le proprie scelte, in certi casi grazie ad un potere specifico riconosciutogli dalla legge.

Si può dire che chi compie un'azione è libero, quando ha la possibilità di scelta, e l'azione stessa è: intelligente; spontanea; contingente e non lesiva degli altri. Intelligente, in quanto l'azione libera comporta la conoscenza dell'oggetto della deliberazione, senza di essa, infatti, chi delibera non potrebbe determinarsi a seguire il fine della sua azione poiché questo non è conosciuto. Spontanea, in quanto la causa dell'azione sta in chi la delibera come conseguenza della volontà e non all'esterno, poiché, se così non fosse, l'azione non sarebbe libera ma necessitata da cause esterne. Contingente, in quanto l'azione non deve essere conseguenza di una necessità assoluta.

La libertà non va confusa né con il diritto né con la licenza.

Ecco alcuni esempi. In Italia tutti hanno la libertà di studiare, ma solo i giovani meritevoli hanno diritto ad un aiuto economico. In Italia nessuno ha la libertà di esercizio della medicina, ma i medici hanno la licenza di esercizio della medicina.

La libertà del singolo discende dalla tolleranza verso un dato comportamento a prescindere delle condizioni personali.

Una libertà è anche un diritto per una persona quando tale persona può pretendere dalla collettività che siano garantite le condizioni per l'attuazione di tale comportamento. Nel caso dello studio, un giovane meritevole, non dotato di adeguate risorse economiche può pretendere una borsa di studio dallo stato. Un anziano o un giovane non meritevole, può studiare, ma non può pretendere che il suo studio sia finanziato dalla collettività.

La licenza è invece l'ammissibilità legale di compiere un dato comportamento in base a particolari condizioni personali. Per chi non avesse tali condizioni, la licenza è negata e quindi tale comportamento è illecito. Nel caso della medicina, un cittadino generico non può praticarla, ma se è dotato della laurea in medicina e chirurgia, ne ha facoltà (o autorizzazione).

La libertà e inoltre la qualità fondamentale e specifica dell'uomo, che lo costituisce come persona, e che consiste nel non essere assoggettato ad un ordine chiuso e precostituito, ma nell’avere una natura aperta, che, pur nei limiti derivanti dalla sua caratteristica di essere finito, gli consente di autoprogettarsi e ad autorealizzarsi in base alle scelte che compie; e, corrispondentemente, condizione esistenziale dell’uomo che, con un impegno morale e intellettuale, supera gli ostacoli che impediscono la messa in opera di tale sua qualità, e , al contempo, l’attua progressivamente e ne fruisce.

Anonimo ha detto...

La libertà indica l'essere libero la condizione di chi non è prigioniero e non ha restrizioni, non è confinato o impedito. La libertà in senso più ampio è anche la facoltà dell'uomo di agire e di pensare in piena autonomia, è la condizione di chi può agire secondo le proprie scelte, in certi casi grazie ad un potere specifico riconosciutogli dalla legge.

Si può dire che chi compie un'azione è libero, quando ha la possibilità di scelta, e l'azione stessa è: intelligente; spontanea; contingente e non lesiva degli altri. Intelligente, in quanto l'azione libera comporta la conoscenza dell'oggetto della deliberazione, senza di essa, infatti, chi delibera non potrebbe determinarsi a seguire il fine della sua azione poiché questo non è conosciuto. Spontanea, in quanto la causa dell'azione sta in chi la delibera come conseguenza della volontà e non all'esterno, poiché, se così non fosse, l'azione non sarebbe libera ma necessitata da cause esterne. Contingente, in quanto l'azione non deve essere conseguenza di una necessità assoluta.

La libertà non va confusa né con il diritto né con la licenza.

Ecco alcuni esempi. In Italia tutti hanno la libertà di studiare, ma solo i giovani meritevoli hanno diritto ad un aiuto economico. In Italia nessuno ha la libertà di esercizio della medicina, ma i medici hanno la licenza di esercizio della medicina.

La libertà del singolo discende dalla tolleranza verso un dato comportamento a prescindere delle condizioni personali.

Una libertà è anche un diritto per una persona quando tale persona può pretendere dalla collettività che siano garantite le condizioni per l'attuazione di tale comportamento. Nel caso dello studio, un giovane meritevole, non dotato di adeguate risorse economiche può pretendere una borsa di studio dallo stato. Un anziano o un giovane non meritevole, può studiare, ma non può pretendere che il suo studio sia finanziato dalla collettività.

La licenza è invece l'ammissibilità legale di compiere un dato comportamento in base a particolari condizioni personali. Per chi non avesse tali condizioni, la licenza è negata e quindi tale comportamento è illecito. Nel caso della medicina, un cittadino generico non può praticarla, ma se è dotato della laurea in medicina e chirurgia, ne ha facoltà (o autorizzazione).

La libertà e inoltre la qualità fondamentale e specifica dell'uomo, che lo costituisce come persona, e che consiste nel non essere assoggettato ad un ordine chiuso e precostituito, ma nell’avere una natura aperta, che, pur nei limiti derivanti dalla sua caratteristica di essere finito, gli consente di autoprogettarsi e ad autorealizzarsi in base alle scelte che compie; e, corrispondentemente, condizione esistenziale dell’uomo che, con un impegno morale e intellettuale, supera gli ostacoli che impediscono la messa in opera di tale sua qualità, e , al contempo, l’attua progressivamente e ne fruisce.

Anonimo ha detto...

La libertà indica l'essere libero la condizione di chi non è prigioniero e non ha restrizioni, non è confinato o impedito. La libertà in senso più ampio è anche la facoltà dell'uomo di agire e di pensare in piena autonomia, è la condizione di chi può agire secondo le proprie scelte, in certi casi grazie ad un potere specifico riconosciutogli dalla legge.

Si può dire che chi compie un'azione è libero, quando ha la possibilità di scelta, e l'azione stessa è: intelligente; spontanea; contingente e non lesiva degli altri. Intelligente, in quanto l'azione libera comporta la conoscenza dell'oggetto della deliberazione, senza di essa, infatti, chi delibera non potrebbe determinarsi a seguire il fine della sua azione poiché questo non è conosciuto. Spontanea, in quanto la causa dell'azione sta in chi la delibera come conseguenza della volontà e non all'esterno, poiché, se così non fosse, l'azione non sarebbe libera ma necessitata da cause esterne. Contingente, in quanto l'azione non deve essere conseguenza di una necessità assoluta.

La libertà non va confusa né con il diritto né con la licenza.

Ecco alcuni esempi. In Italia tutti hanno la libertà di studiare, ma solo i giovani meritevoli hanno diritto ad un aiuto economico. In Italia nessuno ha la libertà di esercizio della medicina, ma i medici hanno la licenza di esercizio della medicina.

La libertà del singolo discende dalla tolleranza verso un dato comportamento a prescindere delle condizioni personali.

Una libertà è anche un diritto per una persona quando tale persona può pretendere dalla collettività che siano garantite le condizioni per l'attuazione di tale comportamento. Nel caso dello studio, un giovane meritevole, non dotato di adeguate risorse economiche può pretendere una borsa di studio dallo stato. Un anziano o un giovane non meritevole, può studiare, ma non può pretendere che il suo studio sia finanziato dalla collettività.

La licenza è invece l'ammissibilità legale di compiere un dato comportamento in base a particolari condizioni personali. Per chi non avesse tali condizioni, la licenza è negata e quindi tale comportamento è illecito. Nel caso della medicina, un cittadino generico non può praticarla, ma se è dotato della laurea in medicina e chirurgia, ne ha facoltà (o autorizzazione).

La libertà e inoltre la qualità fondamentale e specifica dell'uomo, che lo costituisce come persona, e che consiste nel non essere assoggettato ad un ordine chiuso e precostituito, ma nell’avere una natura aperta, che, pur nei limiti derivanti dalla sua caratteristica di essere finito, gli consente di autoprogettarsi e ad autorealizzarsi in base alle scelte che compie; e, corrispondentemente, condizione esistenziale dell’uomo che, con un impegno morale e intellettuale, supera gli ostacoli che impediscono la messa in opera di tale sua qualità, e , al contempo, l’attua progressivamente e ne fruisce.

Anonimo ha detto...

l disgusto è un modo di risposta repulsiva caratterizzata da un'espressione facciale specifica, un desiderio di allontanarsi dall’oggetto che provoca l'emozione, una manifestazione fisiologica di nausea, uniti al timore della possibile incorporazione orale dell’oggetto. Si prova non solo rispetto ad oggetti concreti, ma, in senso lato, verso idee, comportamenti e categorie di persone con le quali non si vuole aver a che fare.

Anonimo ha detto...

l disgusto è un modo di risposta repulsiva caratterizzata da un'espressione facciale specifica, un desiderio di allontanarsi dall’oggetto che provoca l'emozione, una manifestazione fisiologica di nausea, uniti al timore della possibile incorporazione orale dell’oggetto. Si prova non solo rispetto ad oggetti concreti, ma, in senso lato, verso idee, comportamenti e categorie di persone con le quali non si vuole aver a che fare.

Anonimo ha detto...

l disgusto è un modo di risposta repulsiva caratterizzata da un'espressione facciale specifica, un desiderio di allontanarsi dall’oggetto che provoca l'emozione, una manifestazione fisiologica di nausea, uniti al timore della possibile incorporazione orale dell’oggetto. Si prova non solo rispetto ad oggetti concreti, ma, in senso lato, verso idee, comportamenti e categorie di persone con le quali non si vuole aver a che fare.

Anonimo ha detto...

l disgusto è un modo di risposta repulsiva caratterizzata da un'espressione facciale specifica, un desiderio di allontanarsi dall’oggetto che provoca l'emozione, una manifestazione fisiologica di nausea, uniti al timore della possibile incorporazione orale dell’oggetto. Si prova non solo rispetto ad oggetti concreti, ma, in senso lato, verso idee, comportamenti e categorie di persone con le quali non si vuole aver a che fare.

Anonimo ha detto...

Pinato ci sei o ci fai????

Si apprende la frase del ministro D'Alema all'intervento,ottimo,del sen.Schifani "va la pagliaccio".Inutile dire che da un uomo con un riconosciuto alto profilo istituzionale anche se della nostra opposta parte politica non c'è lo aspettavamo.
Prima di tutto è vergogno che D'Alema si esprima così... hai deeto vergognoso che si esprima così, mentre quello che ha detto storace (che poi lui tanto giovane non è) ti va bene???? Mai sentito parlare di COERENZA?????