Il blog della Libertà,dei giovani non comunisti,dei giovani federalisti e cattolici per il partito unitario del centrodestra

domenica 22 luglio 2007

PENSIONI: SINDACATI E LOBBY DI PANNOLONI HANNO DISTRUTTO IL FUTURO AI GIOVANI

Mai mi stancherò di dire che i sindacati sono uno dei cancri del nostro paese.Hanno concluso un accordo con il governo scandaloso,penalizzante.Questo accordo sicuramente sarà favorevole per loro al momento ma tra 20 anni sarà distruttivo.
Lo scalone non è da abolire,infatti non è ancora stato abolito,si è solo raggiunto un accordo con i sindacati sulla legge da portare in parlamento,perchè garantisce equità e futuro per tutti.
in Italia abbiamo l'età pensionabile più bassa d'europa.La vita si allunga ed è giusto come sostiene un vero liberale come Capezzone andare in pensione a 65 anni.e sopratutto è ora di finirla,lo dice uno che è quasi un femminista,ch4e le donne che campano più di noi maschi lavorino di meno....
Questo è quanto....



e sopratutto dove recupereranno i 7.5 miliardi di euro utili per l'bolizione dello scalone???MAH,VEDREMO....IL GOVERNO FRODI CI HA ABITUATO A TANTE CAMMELLATE...

Alessio Pinato
Presidente OLD

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Ehi Pinato prima di parlare o scrivere bisognerebbe pensare. C'è gente che ha sacrificato la vita per quello che tu chiami lobby dei pannoloni...
Il futuro ai giovani lo hanno distrutto (e non hanno ancora finito)i signori che ci hanno e ci stanno governando.
Siamo la Repubblica dei Mandarini Intoccabili, ecco la verità...la Repubblica dei Mandarini Intoccabili. La Repubblica della Banane....
E per favore, non venirmi a dire che se c'era il crapapelada era diverso....

Anonimo ha detto...

Scrivi così perchè nella vita non hai mai fatto un beato c...o! Vallo a dire a chi lavora in fabbrica che avrà la pensione a 65 anni!!!!

Anonimo ha detto...

I nostri dipendenti non capiscono che la pentola a pressione Italia non tiene più. Aumentano il fuoco. Ogni giorno nuova legna. Il giudice Clementina Forleo chiede di utilizzare le intercettazioni telefoniche di tre parlamentari Ds e tre di Forza Italia (tre a tre, l’equilibrio perfetto di Forza Ds!) coinvolti nell’estate dei furbettini. Una Bnl a me, un’Antonveneta a te, una Rcs a me, i quotidiani locali a te.
Gli intercettati D’Alema, Fassino e Latorre (Ds), Grillo, Comincioli e Cicu (FI) non devono temere. Dalla loro parte si sono schierati, tra gli altri:
il ministro di Casta e Giustizia Mastella, noto giurista:
“Escludo sul piano costituzionale che un gip abbia il potere di arrivare a richiedere l’uso di intercettazioni ai fini di indagini mai richieste”,
i presidenti di Camera e Senato Bertinotti e Marini, sindacalisti a tempo pieno dei diritti dei colleghi parlamentari:
“La diffusione di notizie riguardanti il rapporto tra magistratura e Parlamento costituisce un problema”,
la capogruppo dell’Ulivo al Senato, Anna Finocchiaro:
“Se queste valutazioni le avesse fatte un qualunque altro funzionario dello Stato, sarebbe stato ritenuto un esercizio abusivo del potere, perchè la possibilità di esercitare l’azione penale spetta al pm e non al gip”.
La Forleo sostiene che i politici implicati non sono “passivi ricettori di informazioni”, ma “consapevoli complici di un disegno criminale”.
La maggior parte dei nostri dipendenti sostiene invece che sono c...i loro e che la magistratura non deve interferire.
Prime pagine di oggi. La Repubblica: “Basta montature su Unipol” con una intervista a tutta pagina allo statista D’Alema. Il Corriere: “Mastella e la Forleo: “Ha violato la Costituzione”” e una intervista a mezza pagina all’“uomo chiamato indulto”.
Si tratta quindi di montature e di attentati alla Costituzione.
Il Wall Street Journal o il Guardian avrebbero titolato: “Processateli!”
La pentola bolle, bolle, bolle.

Anonimo ha detto...

Lo scalino, lo scalone e compagnia scalando sono una di guerra di parole tra il Governo e i sindacati. Ammuine. Ai giovani interessano poco, loro sono schiavi moderni e la pensione non l’avranno. Moriranno prima. Nel frattempo pagano quella dei pensionati. E’ giusto che chi non ha altri mezzi di sostentamento abbia una pensione minima dignitosa. E’ invece una presa per i fondelli che milioni di pensionati percepiscano una pensione più alta rispetto a quello che hanno versato. E che la differenza la mettano i giovani.
Pubblico una lettera del prof. Gallegati sulla riforma Prodi

A seguire riporto l’ennesima testimonianza dal libro Schiavi Moderni (150.000 copie scaricate).

“Caro Beppe,
la riforma Maroni stabiliva l’età di pensionamento a 60 anni per i lavoratori in pensione dal gennaio 2008; la Dini la revisione decennale dei coefficienti di trasformazione, che determinano l’ammontare delle pensioni con il nuovo sistema contributivo, tenuto conto dell’allungamento della vita.
Prodi ha riformato le riforme. Vorrei invitare i lettori del blog a riflettere su una domanda: che ne sarà delle pensioni dei giovani e dei cosiddetti lavori usuranti (schiavi moderni inclusi?).
A causa di lavori più “discontinui” e dell’invecchiamento della popolazione, le giovani generazioni (i pensionati dal 2025), realizzeranno di essere più poveri dei genitori e non potranno andare in pensione a 60 anni, ma dovranno lavorare fino a 70 anni per sopravvivere. Per evitare tale dramma, dovremmo aumentare l’età di pensionamento e rivedere i coefficienti di trasformazione: sarebbe un elemento d’equità intergenerazionale non spostare l’onere dell’invecchiamento sulle generazioni future. In una società in cui si vive ormai più di 80 anni, non è equo lavorare 35 anni per poi trascorrerne altri 20-25 sulle spalle dei giovani.
Il rapporto tra lavoratori e pensionati è diminuito notevolmente (è passato da 4 a 1 in 40 anni). A sfavore dell’Italia, ci sono due elementi:
- livelli di fecondità più bassi e di longevità più alti rispetto agli altri Paesi sviluppati: l’invecchiamento della popolazione è più accentuato che altrove,
- il numero dei lavoratori non cresce a sufficienza, a causa di un progressivo ristagno dell’economia: il PIL nel promesso “miracolo economico di Berlusconi” è cresciuto del 2.2% in 4 anni, la stessa percentuale che il “miracolo economico degli anni Sessanta” registrava in poco meno di 4 mesi, e della più bassa partecipazione lavorativa di donne e giovani.
Vie alternative al pensionamento degli over 50 sono un obiettivo importante, ma sono prioritari meccanismi alternativi alla legge Biagi che favoriscano l’entrata stabile dei giovani nel mercato del lavoro ed aumentino la partecipazione femminile al lavoro con una riforma del welfare.
L’occupazione giovanile in Italia è tra le più basse dei Paesi sviluppati, i tempi d’accesso al primo lavoro sono aumentati, il tutto con bassi salari di ingresso ed un sistema di welfare che non fornisce protezione sociale per i giovani e produce il tasso di partecipazione femminile più basso d’Europa. Dovremmo adottare misure che combattano il ritardo nell’entrata di giovani e donne nel mercato del lavoro (e condizioni lavorative di inizio carriera meno precarie) insieme alla riforma del sistema di welfare e di coefficienti di trasformazione equi tra le generazioni.” Mauro Gallegati.

240 contratti prima della pensione
“Dal 2000 mi trovo a lavorare nel campo dell’aviazione civile. Prima in una compagnia in cui qualcuno si è riempito ben bene le tasche e poi è, ovviamente, fallita (il falso in bilancio lascia a casa centinaia di lavoratori: non è solo un reato patrimoniale, è un dramma sociale).
Poi anche le altre compagnie sentono il peso della crisi, un quarantenne con un cv invidiabile si guarda intorno e non trova che posti di lavoro a 900 euro al mese per due mesi massimo di contratto. Io dovrei lavorare, con le nuove norme, altri 20 anni? Devo mettere in conto 240 contratti? Non posso più fare progetti, ricevere prestiti? Ha senso vivere così? Non è vita, è sopravvivere per far arricchire qualcuno. Mi domando se non sia il caso di rinunciare anche a sopravvivere.”
B. C. 12.03.2006 09:21

Anonimo ha detto...

via D'Amelio 19-7-1992

Pubblico una lettera sulla nascita della Seconda Repubblica che per il giudice Antonio Ingroia: "affonda i suoi pilastri nel sangue". Me l'hanno inviata Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco, autori del libro: "L'agenda rossa di Paolo Borsellino". Un'agenda che portava sempre con sè e scomparsa dopo l'attentato. Ho letto il libro. In via D'amelio sembra che quel giorno ci fosse un traffico istituzionale da ora di punta e che tutti sapessero quello che sarebbe succcesso a Paolo Borsellino. Un uomo solo che difendeva uno Stato inesistente.

"Chi ha rubato l'agenda rossa di Paolo Borsellino? Chi se ne serve, da quindici anni, probabilmente a scopo di ricatto? Se non cerchiamo di rispondere a queste domande, non possiamo dirci cittadini italiani consapevoli, ma soprattutto non possiamo illuderci di aver onorato la memoria di Paolo Borsellino e dei cinque agenti della sua scorta assassinati 15 anni fa in via D’Amelio con l’ennesima esplosione stragista della storia repubblicana... Molti giovani, oggi, non sanno neppure cosa sono state le stragi del ’92 e del ’93 in Italia, perché ci sono state, da chi siano state volute, chi siano stati gli esecutori, chi possano essere i “mandanti occulti’’ ....
Noi non ci stanchiamo di ripetere che dietro le stragi del 1992 e del 1993, 1000 chili di tritolo stragista confezionato con composti militari, oltre venti morti, cento feriti, eseguite da Cosa nostra e dai soliti ignoti committenti, c'è la coscienza sporca del nostro presente, perché dietro quelle stragi c’è la genesi della nostra Seconda Repubblica che, come ripete da anni il pm Antonio Ingroia, ex allievo prediletto di Paolo Borsellino, “affonda i suoi pilastri nel sangue’’.
Non ci stanchiamo di ripetere che quelle stragi sono state il folle rilancio di una partita (che qualcuno ha definito “trattativa’’) giocata da raffinatissime menti criminali, che hanno messo lo Stato italiano sotto scacco per occupare le istituzioni, traballanti dopo Tangentopoli e il crollo dei partiti tradizionali, e conquistare una posta tutta politica: l’abolizione del 41 bis, l’abolizione dell’ergastolo, l’abolizione della confisca dei beni, la revisione dei processi, leggi più favorevoli al rientro dall’ estero e alla gestione di ingenti capitali di provenienza oscura.
Il guaio è che, cessate di colpo le stragi, con la nascita della Seconda Repubblica, poco alla volta, una botta da destra e una da sinistra, queste richieste sono diventate materia di riforme, di autentiche concessioni, ovvero leggi dello Stato, in nome di un garantismo ipertrofico che non si capisce a chi debba servire se non agli stessi manovratori occulti della strategia della tensione, alle stesse centrali del potere criminale. Perché?
Quale eredità hanno lasciato le stragi del ’92 e del ‘93 nelle stanze del potere in Italia?
La paura di un nuovo Novantadue, oggi, torna ad agitare il paese: dai veleni del caso Bnl-Unipol, alla nuova contrapposizione tra politica e magistratura, tra ceto politico e informazione, fino all' allarme lanciato recentemente sul ritorno all' operatività di una “nuova P2’’, o meglio di un ''agglomerato oscuro'' che si muove in una logica di ricatto, un “network di potere’’ in possesso di un disegno strategico per indebolire i partiti, per minare la loro credibilità, proprio come avvenne quindici anni fa, con Tangentopoli, in un clima di destabilizzazione sempre più forte culminato poi nella stagione delle stragi. Pensiamo al caso Visco-Speciale, allo spionaggio militare, alla ''control room'' di Telecom, al dossieraggio diffuso, alle campagne di discredito contro Prodi prima delle elezioni 2006. Lo stesso Ingroia, recentemente, in un’intervista tv, ha giudicato la politica italiana una politica ''debole'', sottolineando la necessità della massima vigilanza democratica, per evitare il pericolo di una ''spallata'' alle istituzioni, nuovamente e tristemente attuale nel paese.. Come mai l’indifferenza, l’ostruzionismo, l’ottusita’ e la distrazione, le “apparenti ingenuità’’’ degli apparati istituzionali preposti alla protezione di Paolo Borsellino, quelle omissioni colpevoli che quindici anni fa portarono alla morte del procuratore aggiunto di Palermo, non hanno finora suscitato una mobilitazione politica, vera, concreta, alla ricerca della verità ulteriore su quell' eccidio?
Perché nessuno all’interno dei partiti, all’interno del Parlamento, all’interno del governo di centro-sinistra, raccoglie la richiesta, più volte avanzata da Rita Borsellino, di istituire una commissione parlamentare d’ inchiesta che scavi sui misteri ancora irrisolti delle stragi del ’92 e del ’93?
C'entra, con questa apatia istituzionale, quell'agenda rubata, forse a scopo di ricatto? I protagonisti occulti di quella stagione di terrore e di trattative sommerse, rimasti impuniti, oggi dove sono? ... "
Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco

Anonimo ha detto...

Calderoli ha tal proposito ha detto: "urf harg burp strop terroristi, comunisti grrr" ed ha felicemente chiuso con un rutto strabuzzando gli occhi!

Anonimo ha detto...

Ops! Scusatemi, ma parlando di Calderoli ho pure scritto "a" con l'acca! Poteri della lega!

Anonimo ha detto...

calde che??